Passando in rassegna la poetica del fanciullino di Pascoli e le teorie freudiane è lampante che ci sia un bambino in ognuno di noi. Ne è la dimostrazione il nostro bisogno costante di attività ludica.

Basta guardarsi intorno per rendersi conto che non c’è limite di età per sbloccare un livello di Candy Crash o catturare Pokemon.

Il gaming, si basa proprio su questa particolarità della specie umana, ovvero l’incapacità di separarsi dalla sua parte infantile.

Ma Cosa sono gaming e social gaming?

Il gaming, detto anche gamification, può essere tradotto letteralmente come “ludicizzazione” e costituisce una strategia di marketing che prevede l’impiego di giochi per attirare consumatori.

Il social gaming, mira alla condivisione di dati o di risultati, stimola una “competizione” sana e amichevole. Per i giocatori infatti non è previsto un vero e proprio “contatto” nelle fasi di gioco, ma un’esperienza solitaria all’interno di classifiche collettive.

Non bisogna però immaginare il gaming soltanto come gioco vero e proprio, quanto più come attività ludica in situazioni in cui essa non è necessariamente prevista. Non si tratta sempre di incasellare gemme del medesimo colore o incastrare pezzi di Tetris, a volte il gaming può essere il coinvolgimento del pubblico in qualcosa che stimoli la sua curiosità.

Se ad esempio sullo smartphone invece che caramelle ad esplodere fossero mobili Ikea sicuramente l’azienda svedese ne trarrebbe un forte ritorno di immagine.

Uno degli aspetti positivi dei ‘social game’ è la capacità di attrarre un grande numero di persone e di assecondare la tendenza al seguire le mode e alla sempre più forte presenza delle persone sui social network. Accedervi è semplice: basta effettuare una registrazione gratuita sulla piattaforma di gioco e assecondare le eventuali limitazioni dovute all’essere registrati o meno su un social network.

Condividere i propri risultati, vedere il proprio nome scalare le classifiche e, perché no, poter discutere con altri di un hobby comune, appassiona le persone e difficilmente le porta a stancarsi.

Alcuni giochi sono terreno fertile, inoltre, per amicizie (a distanza o vicine) e creano una vera e propria fidelizzazione che si evidenzia nei confronti delle tipologie di giochi preferite. Non è raro, per esempio, trovare nei negozi gadget di giochi nati sui social o per gli smartphone.

Come visto finora, i vantaggi del social gaming sono molteplici. Tuttavia, per poter davvero comprendere la portata di questo fenomeno, basti pensare a quanto spesso ci troviamo negli spazi “pubblici” chiamati social network.

Con la pioggia o con il sole, durante un lungo viaggio in treno o nel breve tragitto di un paio di fermate di autobus, tutti noi finiamo per fare capolino o lunghe passeggiate nelle piazze di Facebook, Instagram, o Twitter. Se a questo aggiungiamo qualcosa che è sempre esistito e che sempre esisterà (come giochi e divertimento) ecco che creiamo un mix vincente.

La gamification rende possibile quindi ridisegnare l’esperienza dei clienti ed è facile comprendere come il social gaming sia un valido strumento di marketing per avvicinare il cliente al prodotto e fidelizzarlo nei confronti del marchio, in maniera coinvolgente, divertente e attiva.

 

Fonte – www.ninjamarketing.it