Tra le evoluzioni che il Social Web ha subito negli anni, quella più recente coincide con l’esplosione dei video ed il loro conseguente ruolo predominante nel mondo digital. La digitalizzazione della realtà quotidiana, da sole immagini a filmati, anche in real time, parte da canali come Vine o Periscope, ma anche gli Hangout Live di Google che hanno portato prepotentemente la vita vissuta da un singolo utente nella piazza del web sociale, spingendo anche altri canali ad adattarsi di conseguenza.

In particolare è stato Facebook che, con la sua sete di rinnovamento, ha dapprima ritoccato il suo algoritmo dotando di una visibilità inaspettata i video, e successivamente siamo stati protagonisti, quasi inconsapevoli, dell’esplosione dei micro video istantanei che da Snapchat, fino a giungere a Facebook Stories e Instagram Stories (con la loro presenza importante) ormai sono onnipresenti nella quotidianità della vita Social di ognuno di noi.

Il video oggi è uno strumento coinvolgente, molto usato per lo svago, ma svolge un ruolo molto importante per il marketing per obiettivi più disparati, il più gettonato ad esempio è coltivare l’awareness. Usarli costantemente, infatti, aiuta a consolidare il proprio status di settore apprezzandone importanti ritorni in termini di immagine e visibilità.

Molte sono oggi le aziende che già sfruttano i video in modo efficace, soprattutto nelle campagne Ads, e molte altre sono propense ad investire in questo formato, ma realizzare un video richiede molto tempo e molto impegno. Incorrere in errori vuol dire falsare l’intera strategia, ecco perché ho deciso di mettere in luce le criticità, o meglio gli errori che potrebbero impedire ad un video di esser realmente efficace. Vediamole.

1. Autopromozionalità

La regola del “me la canto e me la suono” è ormai trapassata da quando i social hanno fatto capolino nel marketing. Dunque è quasi superfluo evidenziare che, quando si realizza un video, bisogna cercare il più possibile di non mostrare la propria scorta in magazzino o quanto è meraviglioso il nostro prodotto, ma è indispensabile mettere in evidenza l’unicità e gli elementi di differenziazione che potrebbero portare l’utente a scegliere un brand per uno specifico servizio rispetto ad un altro.

2. Amatorialità

Uno degli aspetti che più incide sulla percezione di un brand sappiamo che è legato alla qualità della presentazione. In un video questo diventa più che essenziale.

Ad oggi tutti disponiamo di una strumentazione che permette di ottenere un buon risultato nel video, anche con un semplice smartphone. Tuttavia quando si lavora a livello professionale è essenziale, soprattutto se si è scelto di sfruttare il formato con continuità, di dotarsi di figure professionali che “ne capiscano” che siano in grado di creare delle riprese di effetto, che siano esperte di montaggio e non di MovieMaker e che siano in grado di predisporre degli strumenti per registrare un audio di qualità.

Inoltre è importante via via investire in apparecchi che garantiscano sempre un più alto risultato.

3. Assenza di sottotitoli

Quando un utente intercetta dei video sui Social solitamente è in mobilità, quindi probabilmente non ha la possibilità di ascoltare l’audio perché in un luogo pubblico.

Quando si post produce un video è importante considerare anche le esigenze di questi utenti, o di utenti con difficoltà uditive, predisponendo dei sottotitoli da accompagnare alle immagini. Operando in questo modo potremo non far sfumare l’opportunità del video di esser visualizzato ed esser correttamente compreso.

4. Messaggio poco consistente

Prima ancora di mettersi davanti ad una telecamera, per fare cose fatte bene, è importante aver creato una scaletta di tematiche da trattare, in uno o più video, che siano coerenti con gli obiettivi della propria azienda.

La scelta della tematica può esser assimilata ad un piano editoriale e deve esser studiata sulla base delle informazioni che si hanno in possesso provenienti dalla propria audience. Dunque al bando improvvisazioni o scelte dell’ultimo minuto.

5. Parlare a ruota libera

Strettamente connesso al punto precedente, se non si ha nulla da dire meglio non dirlo affatto, soprattutto se si divaga cercando di dare un senso al proprio messaggio. Sedersi davanti ad una telecamera, parlare per qualche minuto degli argomenti più disparati non vuol dire aver prodotto del materiale che sicuramente funzionerà, anzi il più delle volte potrebbe rivelarsi una perdita di tempo.

Meglio dedicare quel tempo a scegliere un corretto contenuto a cui possa far seguito un buon risultato in termini di visualizzazioni, interazioni e contatti.

6. Far parlare più le immagini e non la propria persona

Molti responsabili si prestano ad offrire la propria immagine al servizio dell’azienda, anche perché la rappresentano. Tuttavia la scelta di dover sempre mostrare la propria immagine (intesa come persona) e non mostrare in filmato quello che si può offrire, può ridurre l’efficacia del video.

Pensate ad esempio se un cuoco mostrasse solo se stesso e non il piatto che sta cucinando, chi continuerebbe a visualizzare la preparazione della ricetta?

7. Scegliere un’anteprima del video casuale

L’anteprima del video è il primo punto di contatto visivo con l’utenza, segue il copy. Dunque è importante STUDIARE la copertina e non accontentarsi delle thumbnail estratte automaticamente in fase di upload. È opportuno crearne una che racchiuda il senso del video, o che catturi un istante di sicuro impatto.

8. Creare video con slide di immagini, solo per sfruttare il formato

Un modus operanti, che reputo personalmente fastidiosissimo, è quello di creare una sequenza di immagini montate in un video. Insomma se ci si aspetta di trovare un filmato ed invece ciò che si ottiene è un mero slide di fotografie, potrà portar beneficio sulla vanity metric delle visualizzazioni, ma non si può ambire a raggiungere altro risultato.

Diciamocela tutta è esclusivamente un inganno.

9. Continuare a produrre ignorando le statistiche

Quando si è lanciato il primo video, e si ha in programma di farne un’altro, è importante utilizzare lo storico che si possiede per capire cosa agli utenti piace e cosa no.

In particolare è importante dare un’occhiata alla voce “mantenimento del pubblico” qui avremo una percezione reale dei momenti in cui il video è efficace, ossia il minuto preciso in cui il video ha espresso il suo vero potenziale. Di seguito due esempi di statistiche di valore, una per un post organico, l’altro per un post sponsorizzato.

Statistiche sul traffico organico vs a pagamento

10. Impostare sigle troppo lunghe

Un video non è un programma televisivo. Eppure mi capita di vedere video per i social con diversi secondi dedicati alla “sigla”. Una intro dell’azienda che si preoccupa per primo di farsi ricordare, non verrà ricordata affatto.

L’obiettivo primario deve esser sempre quello di farsi notare per il messaggio che si sta dando, non per la proprietà del video, spetterà poi all’utente valutare la voglia di scoperta del brand, di solito incentivato da un buon contenuto.

11. Non sfruttare i primi secondi

Nonostante l’elevata informazione riguardo l’ottenimento delle migliori performance sui video, si ignora ancora la regola secondo la quale i primi secondi sono determinanti per invogliare l’utente nel proseguimento della visualizzazione.

Vale la pena investire in un buon messaggio di impatto, provocatore, che instilli il dubbio e crei interrogativi, il resto l’utente lo farà da solo, cercando il messaggio tra i secondi che scorrono.

12. Non interrogare l’audience

Siamo d’accordo che durante un video deve essere l’interlocutore ad occupare tutto il suo spazio, ma cosa ne facciamo dell’utente che sta osservando? Vogliamo renderlo un semplice spettatore o desideriamo che esso diventi parte del nostro processo creativo?

Invogliare l’interazione nei commenti, non solo durante le dirette, ha il duplice vantaggio di ottenere interazioni, dunque engagement e vantaggi derivanti sulla visibilità su Facebook, ma consente di raccogliere del materiale per calibrare le successive pubblicazioni.Dunque prendere in considerazione ogni richiesta è fondamentale per far entrare l’utente stesso nell’intero processo creativo, ed in taluni casi anche incentivarlo.

13. Non creare video movie da grande schermo

Ricordiamoci che sui social i video brevi funzionano, una regola per altro molto inflazionata, dunque è essenziale concentrare il messaggio in pochi minuti e tagliare tutto il superfluo. Perché ostinarsi a dire tutto in un video di 10 minuti, quando si  potrebbero creare 5 video da 2 minuti ciascuno?

14. Non sponsorizzare il video

Se si è creato un video e si è speso del tempo tra strategia e realizzazione, è importante anche investire un po’ di solidi per esporre il contenuto ad un pubblico più vasto, parliamo in questo caso di Facebook.

Fare dei piccoli cicli di test di sponsorizzazione sulla visibilità del post permette di ottenere più feedback su tempi di visualizzazione del video, tassi di abbandono, commenti ecc… Alla fine della campagna avremo un numero sufficientemente elevato di informazioni, miniera d’oro per le successive campagne video.

15. Non sfruttare il formato video

Infine non sfruttare i video per le strategie di marketing è in assoluto la scelta più sbagliata che si possa intraprendere. Questo lo sappiamo dal 2015, ed oggi la situazione è sempre più consolidata.

Fonte: webinfermento