Approdare nel mondo del web sembra una strada obbligata per chiunque. Radicata è l’idea che non esserci significhi lasciare uno spazio inesplorato, lasciare la propria voce inascoltata in un contesto in cui tutti dialogano. In più c’è la consapevolezza che il web sia tra i più importanti media.

Tutto questo è valido per l’utente comune, ma è ancor più vero per le aziende che sentono sempre più forte la necessità di abbracciare il digital per commercializzare i propri prodotti. Ed è in questo contesto che nasce l’esigenza di investire, o di cercare un figura che si occupi della realizzazione della presenza online e successiva sua gestione.

Il problema del digital, dal punto di vista prettamente promozionale, è l’improvvisazione che nasce dalla consapevolezza di avere tutti gli strumenti in mano (e talvolta anche l’intelletto) per poter fare da solo, o affidarsi a parentele varie. Ma siamo tutti consapevoli che non basta questo per (soprav)vivere nel digital.

Gli strumenti si sono evoluti, con l’utente, e le strategie sono cambiate. Facebook non è rimasto sempre lo stesso, Google cambia a ritmo settimanale, i siti web hanno bisogno di molte attenzioni per funzionare, i blog funzionano se li si usano correttamente. La conclusione è che non si può mai essere esperti, in un mondo così in evoluzione.

Da questa riflessione nasce l’idea di raccogliere i miti sul web marketing da sfatare. Diffusi principalmente da chi fa un utilizzo “leggero” degli strumenti, un utilizzo non corretto degli strumenti digital genera disaffezione, dettata dall’assenza di risultato, fa maturare una consapevolezza di non ottenere alcun vantaggio dal digital, fino ad arrivare all’abbandono.

1. Un prodotto casalingo è equivalente ad uno sartoriale

Partendo dal presupposto che un prodotto casalingo potrà avere, in potenza, le stesse funzioni (forse) di uno professionale, ad esempio potremo definire “sito” un prodotto che ha la funzione di comunicare un qualcosa in una url proprietaria, tuttavia la differenza lo fa l’efficacia, decretata dallo studio fatto alla base della sua realizzazione. Di solito su un progetto casalingo ci lavora un un’unica persona, che fa un po’ tutto – si occupa di copy, di siti web, di gestione social e di SEO – ma umanamente avere molte skill significa non eccellere in nessuna di essa.

La forza lavoro che c’è dietro un progetto web è la ragione che spiega la differenza rispetto a quello sartoriale. In un prodotto web professionale, in una gestione o nell’attuazione di attività SEO o qualsiasi altro servizio si costruisca la presenza digital di un brand, sono sempre coinvolte più persone che hanno delle specifiche competenze messe a disposizione (ai massimi livelli) per ottenere il miglior risultato ad elevata qualità, molto distinguibile rispetto all’amatoriale.

2. Meglio aprire tutti i profili social, per salvare il nome dell’azienda

Quando si approda sui social, una delle scelte meno sensate è aprire la presenza su tutti i canali. La scelta è palesemente sbagliata, come è sbagliato poi comunicare sui siti web che si è presenti su determinati canali, soprattutto se la gestione social non è ottimale.

Nelle migliori delle ipotesi sarebbe utile partire con un progetto social con pochi canali principali, ma che sia ben studiato e ben strutturato. Nell’errore di aprire tutti i canali c’è anche l’ingenuità di non aver prestato alcuna attenzione allo studio del pubblico target, il che potrebbe non portare risultato. Inoltre l’azione non può esser giustificata con il “bloccare il nome, in modo che non lo usino gli altri” o meglio è sensato, ma è anche sensato non rendere disponibile il canale fintanto che non sia il momento opportuno.

3. Facebook, basta per vendere

Quanti prospect ci sono capitati che affidano tutta la presenza commerciale su Facebook. È un mito vivere solo di Facebook, come anche di AdWords, semplicemente perché non sono solo questi canali che permettono una promozione ottimale.

L’ideale sarebbe affidarsi a più canali, in modo da non trovarsi mai in una situazione di rischio che potrebbe nascere dalla crisi dello strumento, ad esempio un’improvvisa chiusura, e risparmiare anche qualche quattrino. Meglio sempre scegliere una strategia multicanale, che sia una combinazione di strumenti a pagamento e strumenti organici.

4. Schedulare non serve

Questa idea è un mito perché non si può avere la presunzione di avere tutto sotto controllo durante ogni giornata. Schedulare significa pianificare e pianificare vuol dire che si è studiato per creare una sequenza di attività giornaliere che funzionino.

5. Non c’è bisogno di grandi budget per grandi risultati

L’investimento è proporzionale al successo. Dunque la questione che il budget non sia determinante è un ulteriore mito. La motivazione è semplice. Più si investe, più si ha la possibilità di inserire, nel processo strategico/creativo, figure che operano ai massimi livelli. Quando si lavora a progetti di successo è importante avere persone specifiche che si occupino di uno specifico ambito, e ogni singola risorsa coinvolta prevede un costo di partecipazione.

Dunque un investimento, che inizialmente può sembrare sproporzionato, in realtà nasconde processi complessi e ben articolati che porteranno a risultati di livello superiore, e questo solo un professionista lo può offrire.

6. Il blog funziona, ma solo in determinati settori

Il web blogging non è solo per fashion blogger, food blogger o grandi brand. Un mito da sfatare è il restringere l’ambito di funzionalità di un blog a specifici settori, quando è sufficiente fare delle semplici ricerche per scoprire che esistono nicchie per ogni settore. Dalla falegnameria all’idraulico, dal contadino al negozietto biologico, tutti possono entrare nel blasonato universo del blogging.

Non ci sono tematiche che sono in assoluto già state affrontate, come non ci sono blog considerati migliori di altri. Nel web, democratico, tutti hanno uno spazio e per questo, se si individua una buona nicchia, la propria nicchia, si è già pronti per iniziare a produrre contenuti.

7. Assenza di tempo

Una delle scuse più diffuse è la mancanza di tempo. A tal proposito una riflessione mi sorge spontanea. Se si decide di esser sul web si sceglie di usufruire di uno strumento promozionale che, come è giusto che sia, ha bisogno di esser correttamente utilizzato se l’obiettivo è farlo fruttare. Poco impegno, poco risultato è la regola.

È una scelta, ma è anche una promessa nei confronti dell’utente, ed è una espressione della volontà di voler comunicare con essi e di essere a disposizione per il dialogo. Fondamentale è far percepire costantemente la propria esistenza, dunque l’idea di non aver tempo è falsa, non si può non avere tempo per lavorare per il miglioramento dei propri interessi commerciali.

Fonte:www.webinfermento.it